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Nando Gallese
 
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Blog details     27/03/2011  
 
 
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LE EMORROIDI NON FANNO MALE  by Nando Gallese 27/03/2011 at 11:25
Note di Proctologia

Le emorroidi non fanno male
Fin dalla notte dei tempi, forse anche in seguito al passaggio alla stazione eretta (Morgagni 1749), l’uomo ha dovuto convivere con situazioni di insufficienza venosa agli arti inferiori e di congestione emorroidaria, al punto che, si dice, il genere umano si divida in 3 categorie: quelli che hanno sofferto di emorroidi, quelli che soffrono di emorroidi e quelli che soffriranno di emorroidi.
In effetti il 50% della popolazione adulta presenta, nel corso della vita, problemi anali che, quindi, rappresentano una “malattia sociale”, ma è altrettanto vero che, salvo eccezioni, di “emorroidi” non si soffre: le cosiddette emorroidi non sono altro che cuscinetti venosi capaci di riempirsi repidamente di sangue, occludendo il canale anale a riposo e rappresentando quindi un efficace mezzo di perfezionamento della continenza anale a gas e feci; altrettanto rapidamente le emorroidi si svuotano di sangue, liberando il passaggio alle feci durante la defecazione e fungendo da cuscinetto amortizzatore che protegge la muscolatura sfinterica dai traumi fecali.
Per tale loro funzione le emorroidi non solo non rappresentano una malattia, ma, per quanto possibile, non devono assolutamente essere asportate, anche perchè, poverette, vengono sempre incolpate di sintomi (dolore, sanguinamento, ecc.), il più delle volte dipendenti da altre cause (ragadi, ascessi, fistole, condilomi, cancri, polipi, papilliti, criptiti, aniti, ecc.): LE EMORROIDI NON FANNO MALE !!! (salvo eccezioni), anche se, da oltre 6000 anni, dal tempo delgi Egizi, pagano per tutto quello che si verifica nell’ano e vengono distrutte, tagliate, bruciate, congelate con ogni mezzo (pietre, ferri roventi, tenaglie, forbici, coltelli, lacci e perfino sanguisughe); più recentemente, oltre all’anestesia (benedetta sia), il progresso ha consentito di aggredire le emorroidi (innocenti !) con agenti criogenici, radiazione infrarossa, elettricità, ultrasuoni, radiofrequenza e infine LASER: in effetti “cambia solo il cucchiaio, ma non cambia la minestra” e, in sostanza, gli interventi distruttivi sono sempre gli stessi, con gli stessi problemi di sempre (recidive, complicazioni, inutilità, ecc.), sebbene realizzati con mezzi che possono, ingenuamente, apparire fantascientifici.
In realtà le cause dei problemi anali andrebbero accuratamente ricercate dal punto di vista sia anatomico che fisiopatologico, per arrivare a precisare la diagnosi e poter pianificare una corretta terapia, sempre diversa per ogni paziente a cui deve essere “cucita addosso, su misura”.
Da qualche anno gli ambienti Proctologici avanzati hanno adottato i principi della “Teoria Unitaria del Prolasso” (A. Longo) che riconosce nel prolasso rettale il primus movens della maggior parte dei disturbi anali e che indica la correzione del prolasso quale conditio sine qua non per ottenere un risultato terapeutico favorevole: in pratica, l’abolizione del prolasso riduce sanguinamento, dolore, ano umido, prurito, disturbi defecatori, ipercongestione (mucosa rettale ed emorroidi, all’esterno dell’ano, non avendo un limite rappresentato dalla contropressione presente nel canale anale, possono riempirsi di sangue molto oltre i limiti normali); la prolassectomia meccanica (intervento di Longo) si afferma sempre più come una delle metodiche più indicate per la risoluzione di molti aspetti dei sintomi ano-rettali.
Quello a cui assistiamo, ancora oggi, purtroppo, è sempre una troppo facile diagnosi generica di “emorroidi” con indicazione ad altrettanto generico “intervento chirurgico”: in tali situazioni, insuccessi e pericoli sono dietro l’angolo e nei Centri Proctologici Specialistici (UCP – ColonProctology Unit), si verifica sempre più frequentemente, la necessità di reinterventi per problemi non risolti (persistenze), ricadute (recidive), peggioramento e/o eventi avversi direttamente o indirettamente conseguenti al trattamento (complicanze), concomitanti e/o trascurate ulteriori espressioni patologiche (lesioni associate).
La “revisione anale chirurgica” (anal repair) non è mai semplice perchè viene eseguita su tessuti flogosati, delicati e fragili, facilmente sanguinanti, che non offrono supporto alla tenuta dei punti di sutura e che procurano, nel postoperatorio, importante e prolungato dolore.
Per questo è opportuno che tali interventi non vengano affidati a un Chirurgo generico, ma solo a un professionista con esperienza specifica in Chirurgia Proctologica.
L’ano è uno solo e non esiste il “pezzo di ricambio”: deve essere trattato con la massima cura, fin dal primo intervento, ma, in caso di mancato successo, solo un esperto Proctologo potrà arrivare al salvataggio dell’ano (anal rescue)
Dott. Nando Gallese
UCP-Unità di Colonproctologia “Sardegna”
Casa di Cura Sant’Antonio - Cagliari
   
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